Lumicini
Non so gli altri preti, ma una delle cose più belle per me, è poter sostare un attimo ogni tanto a farsi due chiacchiere con Gesù presente nel santissimo sacramento riposto nel tabernacolo, e in particolare farlo di notte, quando la chiesa è buia e c’è acceso solo il cero eucaristico (quello rosso).
Da quando sono a san Biagio ho anche il compito di cambiarli ‘sti ceri e da buon biellese li cambio quando sono quasi finiti; così è successo già un po’ di volte, che nelle mie “soste notturne” il cero illuminava, ma sembrava dovesse spegnersi da un momento all’altro, però … se già è uno spettacolo la chiesa buia con il cero eucaristico acceso, quando esso è “traballante” lo è ancora di più!
E così pensavo alla fede, alla fiammella che arde nei nostri cuori e che ci permette di riconoscere la presenza di Gesù nelle nostre vite. Spesso la vorremmo più “forte”, meno precaria, pensando che così sia “più fede”, ma più vado avanti e più mi convinco che la fede è veramente “forte”, quando è “debole” ai nostri occhi, quando è un lumicino “traballante” o ancor meglio “fumigante” come diceva Gesù. E più sapremo custodirla così e più potremo cantare con il nostro cuore il bel canone di Taizè: «questa notte, non è più notte, davanti a Te, il buio come luce risplende».
Ed il discorso della fede vale anche per la Chiesa (visto che è vivibile/comprensibile nella fede) la vorremmo sempre qualcosa di incredibile, di aitante, di persuasiva, ma la Chiesa è e sempre sarà un po’ scassata (basta guardare gli apostoli!) e io la preferisco così. Un po’ perché quando la vogliamo “eccezionale” è perché non sappiamo accettare che il nostro lumicino sia traballante/fumigante e vorremmo “qualcosa” che lo protegge (la Chiesa appunto …), mentre dovremmo un po’ più impegnarci personalmente nella sequela di Gesù e poi perché se è fatta da uomini è normale che ci spinga a conversione, perché niente come stare con gli altri (soprattutto nella Chiesa ) è difficile e ci scalza dal nostro egoismo … ma nessuno di noi osa di ammettere di essere egoista! E allora gustati questa serie di paradossi sulla Chiesa del buon san Bernardo di Chiaravalle (tratto da In Canticum sermo, 27, 7, 14) che va anche bene per il lumicino della fede:
« O umiltà! O sublimità! Tabernacolo di Cedar, santuario di Dio; abitazione terrena, celeste reggia; dimora di fango, sala regale; corpo di morte, tempio di luce; infine, rifiuto per i superbi, ma sposa di Cristo! Bruna sei, ma bella, o figlia di Gerusalemme: se anche la fatica e il dolore del lungo esilio ti sfigurano, ti adorna tuttavia la bellezza celeste ».
Buona quaresima, buon lasciarsi convertire il cuore, buon lasciarlo scaldare da questa fiammella traballante che è alimentata da Gesù Crocifisso e Risorto che agisce nella e tramite la Chiesa “così-com’è”.